sabato 8 gennaio 2011

L' ANGOLO DELLA TECNICA


Ho letto con interesse un post dell'amico Ettore che da 3 anni segue una attività di terraferma come il Tango.
Ha saputo farmi scoprire come lui utilizza l'esempio del Tango e trova le similitudini, per ottenere dai suoi atleti risultati migliori.

Ma leggete bene cosa scrive:
(mi permetto di evidenziare qualche passaggio)
dal suo blog Occhio all'onda.

"Oggi ho raccontato una bella storiella ai miei giovani atleti irlandesi. Il tentativo era quello di spiegare loro e renderli partecipi sul fatto che l’andare in canoa e fare slalom è questione di feeling con l’acqua, con il mezzo, con il proprio corpo e con la mente: tutto il resto sono piccoli dettagli che partecipano ad un progetto comune. Ho portato l’esempio del tango, un ballo che nasce nelle strade di Buenos-Aires quale momento di sfogo di tensioni e malessere sociale. In questa espressione corporea ci sono due soggetti e la musica. La donna segue gli inviti e le evoluzioni dell’uomo, la bandoleira e gli altri strumenti musicali guidano ed ispirano l’espressività maschile. Bene, fino qui nulla di nuovo, ma il tutto, secondo me, può essere traslato nello slalom. La donna è il canoista, l’uomo è la canoa e la corrente detta tempo e ritma i movimenti. La canoa segue la corrente e il palista (per dirla alla spagnola che rende molto bene) non deve fare altro che assecondare il tutto. Detta così è facile, ma la difficoltà e la finezza di tutto ciò dove sono? In sostanza l’inghippo si trova dentro di noi nascosto dalla forza muscolare e dalla testa che pensa di mediare tutto con la logica e con l’azione.
Molte volte alcune problematiche si potrebbero risolvere semplicemente con l’attesa lasciando il nostro copro libero di agire per seguire quello che la corrente e la canoa hanno in serbo per noi.

Certo è che bisogna essere lesti e pronti per cogliere ogni dettaglio, ogni segnale che ci arriva in frazioni di secondo. Come fredda deve essere la nostra mente ad accettare questa tipologia di soluzione! Una mente capace di fermare l’istinto brutale che ci vuole tutto muscoli e niente cervello.

L’obiettivo allora dovrebbe essere quello di avere come riferimento non quello che stiamo facendo, che già è accaduto, ma quello che andremo a fare da lì ad un attimo.

Vivere e lasciar vivere al presente la nostra canoa con il cervello rivolto al futuro immediato, solo così la velocità e la scorrevolezza ne trarranno beneficio.
Se il concetto è chiaro ora ci dobbiamo concentrare su come trasmetterlo e farlo percepire ai nostri compagni di lavoro, alla nostra argilla da modellare in relazione però alla specificità ed individualità della stessa; tradotto ciò starebbe a significare che l’allenatore dovrebbe, per ogni atleta, trovare la chiave giusta per aprire la porta di questo semplice, ma efficace meccanismo.
Dobbiamo proporre percorsi che esaltino questo concetto come ad esempio combinazioni di risalite e discese che permettano uscite veloci verso valle.
L’idea deve essere quella di prediligere un’entrata nella porta con più respiro per avere un’uscita che tenga punta e coda sulla stessa direzione verso la porta successiva. Mi sono trovato ad urlare spesso ai miei atleti:”keep the view to the next gate”, specialmente nella fase di uscita dalle risalite. Sarà anche per questo che ora la voce è sparita e la gola mi brucia un pochino... rimedierò con la propoli acquista a buon prezzo in Slovenia quest’anno durante i mondiali. Forse l’unico prodotto ancora conveniente in questo paese.

Tra i paletti dello slalom si può guidare la propria canoa in due modi: con le braccia o con il peso del corpo coadiuvato dal lavoro delle gambe. Tanto per tornare al tango diremo che è come portare una donna a delle figure con la forza delle braccia oppure con i cambi di peso. Inutile dire che il secondo sistema è decisamente più efficace ed armonioso.
In canoa, se si usano il peso a dovere e la spinta delle gambe si possono tenere linee più dirette e risparmiare energie preziose da utilizzare nel momento opportuno.
Così facendo il movimento si avvicina alla danza per grazia ed armonia.
Certo non tutto è frutto dell’improvvisazione o dell’estro, qualità queste che si affinano solo con molte ore di canoa tra i pali.
E’ già da tempo che non conto le ore passate in acqua dai miei atleti, ma annoto con doviziosa pignoleria il numero di porte fatte per ogni sessione di allenamento e per ogni sessione cerco di conoscere le penalità fatte e come sono state fatte le varie combinazioni, ma di questo vi parlerò prossimamente... ora devo guardare il video con i miei atleti.

Occhio all’onda! "

Che dire di più, certo che è una descrizione con finalità tecniche, ma mi piace pensare di ballare il Tango pensando alla scorrevolezza, come per scivolare sull'acqua.
E che dire di Ettore che vorrebbe vedere i suoi atleti ballare il Tango tra i paletti!

Però devo avere un chiarimento!
Se l'uomo è la canoa, è perchè PORTA la donna ma si fa GUIDARE da lei?
Ettore chiariscimi il concetto.

8 commenti:

Yanez ha detto...

Similitudine mooolto affascinante.
L'aspetto che mi piace di più è che alla fin fine, non è l'uomo che "guida", bensì la Musica che ci porta dove vuole lei (o almeno così dovrebbe essere).

Fen Xi ha detto...

La musica, come l'acqua che comunque ci trasporta verso valle, come l'aria che ci avvolge con le onde sonore che ci impregnano.
Bagnati di spruzzi sonori, in un tutt'uno tra corpi compenetrati. Trasportati in un vortice di corpi, con l'affiorare qua e la di qualche masso, ostacolo passeggero...fin che la calma alfin ci consola.

Anonimo ha detto...

...ma quanto siete profondi ragazzi...!
Condivido pienamente.
Besitos Pat

Anonimo ha detto...

a me piace quell'"affiorare sporadico di massi", perché mi fa pensare a certi ostacoli concreti da superare in sala: stop scambiati per ganci con relativi calci negli stinchi o cedimenti di caviglie con relativa caduta del partner al quale ci si è furiosamnete aggrappati...
la prima è recente esperienza personale, alla seconda ho assistito ...
ciao
marcelita

estebanita ha detto...

è un bellissimo paragone davvero, azzeccatissimo. Solo che io ho provato a far canoa non solo sul acque ferme ma anche su torrenti meno placidi, e sono davvero una schiappa fotonica. Giuseppe può confermare! In attesa della lezione di domani mi chiudo in un'auto riflessione critica, dai!

Ettore Ivaldi ha detto...

non esistono le schiappe fotoniche perche' altrimenti dovrei dire io la stessa cosa per il Tango. Tutto nella vita si puo' fare, ma ovviamente ci vuole tanta costanza e pratica, ma soprattutto ci si deve credere con tutto noi stessi!

Occhio all'onda! Ettore

P.S. ringrazio il grande ed unico Fenzi che mi ha introdotto in questo magico mondo
P.S.2 questa sera prima lezione dall'altra parte del mondo... vi sapro' dire anche se la cosa promette bene visto che il maestro si chiama Federico!!

Fen Xi ha detto...

Continuo a cercare i punti comuni tra le scelte tecniche nella canoa e nel Tango, e gli spunti che da Ettore sono veramente illuminanti.
Innanzitutto la certezza che con la pratica e la costanza, sostenute dalla motivazione, i risultati in ogni campo possono arrivare.
Ho detto "possono", e non "devono", perchè ci sono anche altri fattori che influiscono nella prestazione, la somma di tutti, se nella stessa direzione postano sicuramente a dei risultati.
Nell'attività agonistica poi non bisogna mai dimenticare che non si è soli nella ricerca del miglior risultato, e ci sarà sempre almeno una persona che si sta allenando per raggiungerti e superarti.
Ma la cosa interessante dell'ultimo post su Occhio all'onda è il richiamo alle 5 generazioni che separano due atleti, che oltre a età, carattere e canoa, hanno una impostazione tecnica diversa.
Uno in asse per dare scorrevolezza, e l'altro proteso in avanti per dare potenza alla pagaiata, (così ho capito).
Le curve fatte con traiettorie diverse, ed il commento del più "anziano" che poptremmo tradurre che ognuno ha il proprio stile e quindi a seconda dell'impostazione si fanno scelte diverse.
Ma una cosa non ha detto Ettore.
Chi ha messo in acqua il giovane e gli ha dato una pagaia la prima volta, insegnandogli un determinato stile, forse ancora pagaiava in modo diverso, ma ha saputo tradurre la sua esperienza per finalizzarla ad una persona diversa, con attrezzature nuove, sistemi di allenamento più accurati ecc.
E qui si vede il professionista.
In quanto alle schiappe fotoniche, credo che oltre ad una buona dose di autocritica, serva anche una buona iniezione di fiducia, ma...ne parleremo.

Unknown ha detto...

Carissimi Ettore e Fenzi...( 2 uomini belli come il sole ), avete dato spessore alle vostre sensazioni in modo molto limpido e comprensivo, complimenti per il duetto tango / canoa....siete stati eccezionali ad esprimere la vostra sensibilita'. A presto...Sonia.