domenica 22 maggio 2011

Il Tanghero

(from Ettore)
Io mi sono fatto un’idea, ma badate bene è la mia idea e io sono il meno titolato per dire queste cose, quindi tutto va preso con le pinze tanto più se scritto da un canoista-tanghero! Ah ah...
Poiché in Milonga molto probabilmente, più che ballare, osservo, mi sono fatto un’idea, dicevo, in particolar modo dei ballerini uomini.

Non che io sia... intendiamoci anzi mi gusta mucho la ... ma è che a forza di guardare e riguardare, in attesa di individuare una ballerina che possa essere più o meno alla mia portata, dicevo, mi sono fatto delle idee su noi uomini.

Tanti sono i soggetti in pista e ognuno con le proprie caratteristiche, ma alcuni di loro mi hanno particolarmente colpito.

Partiamo da noi principianti, categoria in cui mi inserisco indossando la maglia rosa per onorare il Giro che in queste settimane ci coinvolge e ci diverte.
Noi balliamo e fatichiamo non poco nel ricordare passi e posture messe faticosamente a punto dal nostro maestro. Tentenniamo, indugiamo a trovare il coraggio di metterci in gioco con chi non è abituato ad intuire al volo la figura appresa con tanta fatica. E quando finalmente troviamo il coraggio di lanciarci nella pista stentiamo a ricordare i volti delle nostre ballerine tanto siamo concentrati a guardare i nostri piedi. Questo non si deve fare, bisogna ascoltare e percepire lo spazio che ci circonda senza la necessità di una conferma visiva, questo è il mio prossimo obiettivo. Ma a tutto questo ci arriveremo e se continueremo a sognare e ad impegnarci, presto le cose cambieranno anche per noi poveri eterni e perenni dilettanti.

Va beh!
Passiamo a chi sa ballare veramente...ma parliamo di quei ballerini che, eletti nell’olimpo del tanghero eccelso, ballano, non per reciproco diletto, ma solamente per loro, per esprimere il proprio ego. Li vedi fin dal momento in cui invitano le dolci pulzelle a fare il primo ballo, sono come i pesci pagliaccio con gli anemoni. Queste sgargianti creature, immuni dalle punture urticanti, si nascondono dai predatori e in cambio tengono pulito l’anemone dai parassiti, ma non si sopportano. Il “tanghero pagliaccio” usa lo stesso meccanismo senza paura di prendersi delle sonore orticate. Loro si esaltano ad ogni passo, non lasciano spazio a quello che loro considerano esclusivamente un oggetto per esprimersi. Impazziscono con passi molto impegnativi che a volte poco ci azzeccano con la musica.
Sudano all’inverosimile e qualche volta succede che, presi dal loro vortice, non si accorgano che la musica è finita. A fine tanda mollano la pulzella in mezzo alla pista e si avventano sull’anemone successivo! Guardano attorno con avidità e non perdono il contatto con la sala; anche se non arrivano a raggiungere l’obiettivo prefissato pescano nel gruppo la prima sul loro cammino e si rilanciano nel vortice di ganci, calesite, colgade.
Difficili da capire e a fine serata ti passano vicino e ti fanno intendere che... non c’è niente di buono.

C’è poi lui, il vero ballerino, un gentelman, un signore che sa come invitare con garbo le signore e signorine, non sono preziosi e per gli errori delle loro ballerine poco abili si scusano addossandosi tutte le responsabilità.
Ballano divertendosi e divertendo, ballano con la musica, ballano per il piacere di farlo e non esitano. Sono alla ricerca sempre di migliorare e la testa ruota e gira intorno al tango. Una passione che, ti accorgi, ti sanno trasmettere epidermicamente.

Poi ci sono i professionisti non conosciuti al grande pubblico.
Personaggi che hanno buttato alle ortiche tutto e tutti e si sono messi in gioco ballando. Bazzicano nei sobborghi, nelle sale meno conosciute, in qualche cantina trasformata in barrio argentino, sono ovunque. Ne ho conosciuti alcuni nel mio girovagare per il mondo a inseguire il mio di sogno. Sono bella gente, semplice e audace, pura ed energica con tante cose da dire, ma soprattutto da mostrare con la semplicità con cui nascono.
Ovvio che affascinano e stuzzicano la fantasia di tutti noi che li ammiriamo con gusto e piacere.

Ma nelle Milonghe ovviamente non ci sono solo i ballerini ci sono anche le ballerine. Ballerine con tante storie, con tanto charme, con tanta poesia che invoglia non poco ad usare la penna per raccontarle, mah!
Ci proverò anche se so di mettermi in un labirinto da cui non sarà facile uscire!

Occhio all’onda

sabato 14 maggio 2011

Questo è il tango o questa è la vita o è la vita che è il tango? Mah!

Certo non ne ho le prove scientifiche, ma mi convinco sempre di più che il tango sia un elemento integrante ed intrigante nell’essere umano. Vedo di spiegarmi meglio, anche se un grafomane come il sottoscritto tende per natura ad esagerare nel descrivere e nell’elaborare concetti che vagano attorno a noi e avrebbe la presunzione di concretizzarli in nero e bianco. Forse, a volte, le idee, i sentimenti, le parole, le emozioni, svaniscono ancora prima di prendere forma e vagano liberi attorno a noi. Poi ci sono giorni con più luce e in trasparenza il sole li cattura per restituirteli e per far sì che qualcuno li raccolga come margherite da mettere al centro del tavolo imbandito per alimentarsi in vista del domani.
Oppure, a volte, si riesce a nasconderli e a custodirli nel nostro cuore per concretizzarli poi su questi tasti che le mie dita cercano affannose e senza sosta.
Se mai succedesse tutto ciò, e cioè trasformare l’invisibile in visibile, l’etereo in palpabile, devo a quel punto trovarvi preparati per guidarvi all’eleganza e al fascino di questi passi di danza che riusciranno a percuotervi come il profumo dei tigli a primavera, come il vento fresco in un’estate torrida. Riusciranno anche a scatenare in voi la passione per vivere sempre più intensamente. La passione vi colpirà con la forza dell’oceano, capace di scuotere il mondo intero. Scoprire la pienezza del vostro essere uomo e donna in un’unica movenza, in uno scambio di ruoli che si uniscono per rendere ancora più forte la vostra energia.
La miccia scatta o può scattare da una complicanza o da un’evoluzione di un “ocho atras” che ti illumina il cammino e ti lascia basito ed incredulo. E... se finisci per tagliare la strada alla donna con un passo indietro di sinistro concatenandoti a lei, scoprirai che la tua vita assume un’altra dimensione. Una catena, che a differenza di un concetto negativo, ti legherà al tuo essere l’altro o l’altra indifferentemente! Ruoli che si alternano e che si sovrastano l’uno con l’altra. Scoprirai che le certezze sulle quali hai basato la tua esistenza si frantumeranno su un cambio di peso mal dato e ti accorgerai ancora che le tue presunte abilità motorie ti sono servite per danzare con un guscio sull’elemento liquido, ma non per far roteare attorno a te la donna della tua vita in quel vortice che “vorrei potesse non finire mai”! Quindi la necessità di ricercare gesti, movimenti, deambulazioni che ti portano a camminare scavando con il piede la terra che calpesti. Il tuo avanzare dissocia il tronco dal bacino e dalle gambe. L’equilibrio è l’estasi di un fenicottero che su un piede solo ci passa metà della sua vita. Il tanghero invece l’altro piede lo usa per abbellire un momento che sembra eterno, ma non lo è. Per addolcire quel passo che è il preludio del successivo e che ti proietta avanti o in cerchio con molta più energia e grazia. Una pausa può diventare il fuoco nel tramonto, un accenno di spalla il segnale per sferrare l’attacco, un entrata di bacino ti porta sull’altro lato, uno sguardo ti rasserena e se trovi nella tua compagna la luce delle stelle inizierai a volare. Esci all’”americana”, porta la donna verso la tua mano sinistra avvolgila con il tuo corpo e offrile lo spazio per entrare e sarà lei ad agganciarti acrobaticamente in un’unica extra-divina posa.

Questo è il tango o questa è la vita o è la vita che è il tango? Mah!


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi